FRANCESCO GODINA
Nato a Trieste, ha frequentato l'Accademia d'Arte Drammatica Nico Pepe di Udine, conseguendo il diploma di attore (2002-2005). Si forma come insegnante di impostazione della voce, dizione e lettura. Fra il 2005 e il 2011 partecipa a numerosi stages, tra gli altri, con Renata Molinari, con Maurizio Schmidt, con Emma Dante, con Jean-Paul Denizon. Dal 2006 al 2010 lavora con il Teatro Stabile di Verona (Romeo e Giulietta, Enrico IV). Fonda l’associazione TEATROMUROQUATTRO realizzando spettacoli sull’emigrazione, la mafia e la memoria (I due lati del cerchio, Semi di zucca). Dal 2014 inizia la collaborazione con La Contrada, Teatro Stabile di Trieste (Trilogia di Alessandro Fullin, Pronto mama?, L’anima buona di Sezuan, Amori e sapori nelle cucine del Principe, Terzetto spezzato). Parallelamente partecipa alle produzioni di Teatro Ragazzi de La Contrada. Nel 2018 debutta al Teatro Miela di Trieste con il monologo Una splendida giornata… da clandestino e partecipa ad altre produzioni nell'ambito del Teatro Civile. Nel 2023 partecipa alla produzione Ginger e Fred. Nello stesso anno lavora anche presso Il Rossetti - Teatro Stabile del FVG. Lavora anche nell’ambito dello speakeraggio, dei radiodrammi per la RAI, della pubblicità e fiction a livello nazionale.
LA COSCIENZA DI ZENO
La figura di Italo Svevo ed il suo romanzo psicanalitico vi rappresentano un momento di grande significato. “La coscienza di Zeno”, d’altra parte, possiede anche una vivace teatralità, per la sperimentazione di una scrittura innovativa e per il suo essere dominata dalla coinvolgente, complessa e attualissima figura di Zeno Cosini. Il romanzo sgorga dagli appunti del protagonista che si sottopone alle cure dello psicanalista Dottor S per risolvere il suo mal di vivere, la sua nevrosi e incapacità di sentirsi “in sintonia” con la realtà. Il suo percepirsi inetto e malato, ed i suoi ostinati - ma mai del tutto convinti - tentativi di cambiare, portano Zeno ad attraversare l’esistenza intrecciando quotidianità borghese ad episodi surreali ricchi di humour e ad illuminazioni che possiedono una forza che ancora ci scuote.
GINGER E FRED
È la vigilia di Natale. Nel piazzale deserto entra in scena un gruppo personaggi spaesati. Sono lì per partecipare allo show di Natale di una televisione privata. Quello che non sanno è che, derubricati alla voce “materiale di varia umanità”, sono necessari a mandare avanti l’ingranaggio spietato della televisione commerciale, riempiendo i buchi tra una pubblicità e l’altra. È nell’osservazione di questo piccolo popolo, nella comprensione, nella partecipazione alle loro vite disvelate durante le ore di attesa, nella loro umanizzazione prima di essere usati dalla tv come “caricature” e spediti al massacro, che emerge la pietas che spinge Fellini a scrivere e dirigere Ginger & Fred.
AMORI E SAPORI NELLE
CUCINE DEL PRINCIPE
Sicilia, 1862. Mentre sull’Italia soffiano i venti del nuovo Regno che si prepara ad unificare la penisola, nei palazzi nobiliari l’aristocrazia decadente si prepara a fare i conti con il nuovo corso della storia. Ma cosa succede nelle cucine del palazzo mentre nei lussuosi saloni soprastanti si consuma l’ennesimo opulento banchetto? È presto detto: volano le portate, si azzuffano i cuochi, si tirano padelle ma soprattutto si svelano amori impensabili, crudeli e meravigliosi conditi da tutti quei santi e profani profumi tipici della cucina siciliana. “Amori e sapori nelle cucine del principe” si dipana tra succulenti litigi, ricatti, ironia, sarcasmo e umorismo attraverso lo scontro di Teresa e Monsù Gaston. Un testo nel quale pietanze e sentimenti si mischiano ad arte in quel caleidoscopico mondo fatto di languore ed erotismo, di passione e causticità tipico del “profondo” sud.
TU DOV’ERI?
Un appassionato professore analizzerà dal punto di vista accademico il valore del passato, della memoria, del ricordo. Dall’altro lato sarà uno stand-up comedian a porsi in modo cinico e distaccato di fronte alle conseguenze della tragedia e alle loro ripercussioni nella vita delle persone di tutto il mondo, non solo degli abitanti della Grande Mela. E poi c’è la storia di Jack, nato l’11 settembre, che nel 2001 ha compiuto vent’anni e che oggi abita ancora a New York.
A vent’anni dalla tragedia sono due giovani autori e attori a pensare a uno spettacolo che indaga le esperienze e le emozioni legate a un ricordo che è diventato un compagno di vita per ognuno di noi. Ogni volta che rivediamo quelle immagini riviviamo quasi con la stessa intensità le sensazioni di quel giorno e sarà un impatto davvero emozionante quello del debutto. Una prima mondiale alle 14.46, l’ora italiana in cui il nostro mondo ha iniziato a cambiare.
L’ANIMA BUONA DI SEZUAN
Nella capitale della provincia cinese del Sezuan giungono tre dèi alla ricerca di qualche anima buona e ne trovano solo una, la prostituta Shen Te, che li ospita per la notte. Il compenso inaspettato per tale atto di bontà è una tonda sommetta, mille dollari d’argento, ossia, per Shen Te, la possibilità di cambiare vita e vivere bene. Ma il compenso è accompagnato dal comandamento di continuare a praticare la bontà. La povera Shen Te apre una tabaccheria e si trova subito addosso uno sciame di parassiti, falsi e veri parenti bisognosi, esigenti fino alla ferocia, da cui è costretta a difendersi. Per farlo, una notte, si traveste da cugino cattivo, Shui Ta, spietato con tutti. A complicare la situazione però interviene l’amore…
UNA SPLENDIDA GIORNATA… DA CLANDESTINO
Il giornalista Gianpaolo Sarti, per un giorno, si è finto migrante per svolgere un’inchiesta sulla situazione dei richiedenti asilo a Trieste. La giornata è iniziata al Silos, il capannone che da qualche anno funge da riparo abusivo per centinaia di migranti.
L’attore Francesco Godina intuendo le potenzialità artistiche e teatrali dell’esperienza di Sarti, ha proposto la messa in scena nell’ambito del festival S/paesati-eventi sulle migrazioni. Così, per la prima volta, un reportage giornalistico diventa uno spettacolo teatrale, affrontando da una prospettiva originale il tema dei migranti e dell’incontro con loro; l’interpretazione giovane e divertita di Francesco Godina permette agli spettatori di viaggiare nella Trieste nascosta, nella città che si prende cura delle persone in difficoltà.
VOLEVO VOLARE
Nasce da un’idea di Francesco Godina e Den Baruca. Lo spettacolo è stato protagonista di questo lockdown, con le sue storie raccontate in pellicole indimenticabili, attraverso i sipari che si aprivano nello schermo televisivo per accogliere lo spettatore in una realtà “altra”, usando le note delle orchestre e dei cantanti, disegnando con i corpi danzanti la passione di un mondo da sogno.
Questo video vuole essere una mano tesa a tutti i lavoratori dello spettacolo, attori, tecnici, danzatori, musicisti, produttori e autori; un biglietto da visita per un mestiere molto ambito e poco tutelato. “VOLEVO VOLARE” è una riflessione, un racconto e un’urgenza. Avvicina due elementi necessari allo sviluppo dell’arte: la volontà e il volo. Prende in prestito le parole di maestri e intellettuali del teatro per spostare, ancora una volta, quel limite che l’arte deve avere ben chiaro per poterlo superare, infrangere e riformare.